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C’era una volta…
…un re! Direte voi.
Sbagliato!
C’era una volta una ragazza che voleva diventare fotografa.
Lo voleva con tutta se stessa, più di un viaggio intorno al mondo, più dello stipendio fisso, più di qualsiasi pomeriggio di shopping dei sogni con carta di credito illimitata (e non sua).
lo voleva perchè da bambina per la Cresima (o era la Comunione?) le avevano regalato una macchinetta gialla, piccola, e da allora non aveva smesso di raccogliere i momenti belli (ma anche le Giornate-Non-Speciali) che la vita le regalava ogni giorno.

Le sembrava che solo in quel momento, quello in cui si guarda dentro al mirino e per un attimo tutto sembra ordinato, pulito, lei riuscisse a provare quello di cui tutti parlavano ma che era una cosa… inafferrabile.
Una sensazione di completezza, di senso.
Era come se in quel momento, solo in quello, si sentisse sazia di vita.
Era quella…la Felicità?

La ragazza lavorava fin dai tempi dell’università, aveva fatto di tutto: baby-sitter, operaia, barista in qualsiasi genere di locali, cameriera, tuttofare in un lavaggio auto, promoter, modella per corsi di disegno, architetto e infine si era anche buttata in una piccola parentesi come imprenditrice.

…e intanto nel tempo libero, fotografava…

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Capitò che due persone che apprezzavano averla intorno le chiesero di fotografare il loro matrimonio.
La ragazza ne fu felicissima, naturalmente accettò.
Non era certissima di potercela fare, ma decise di provarci.
Del resto, loro avevano scelto proprio lei, e questo era quello che voleva: non avrebbe voltato le spalle al destino solo perché la sua autostima vacillava…e l’insicurezza insinuava…”sei proprio proprio sicura di potercela fare?”
Ma il tempo passava e la data si avvicinava, e lei si sentiva sempre più agitata.

…e intanto fotografava…e studiava… (e comprava il suo primo flash!)

fotografa violaVenne il giorno del matrimonio, tra mille pensieri e check-list e libri letti e siti di fotografi superbravissimissimi consultati per ispirarsi e carpire le dritte fondamentali.
E la paura di non essere all’altezza, e i settaggi della macchina controllati cento volte, e le barrette proteiche e l’acqua da non dimenticare assolutamente, e le schedine di memoria… ma saranno abbastanza le schedine?

E poi, semplicemente, successe.
Prese la macchina in mano, si guardò intorno… e nient’altro aveva più importanza.
Scattava, osservava, si spostava, scattava, un altro scatto, osservava ancora e più attentamente.
I volti delle persone, gli abiti delle ragazze, gli abbracci commossi dei genitori. Le lacrime che scendevano sulle guance della sposa.
Ne rimase abbagliata. Era tutto luminoso. Nient’altro importava.
Chi era lei?
Solo un occhio.
E tutta l’empatia di cui era capace. A disposizione.
Per gli altri, per raccontare ciò che conta davvero: l’amore, la vicinanza, i rapporti profondi.

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Questo è quello che succede ogni volta.
Questo è quello che riempie la mia vita ogni giorno, poter raccontare le vostre.
É… la Felicità.
Elevata al quadrato.

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